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La cultura e l’architettura.

Se penso all’architettura la prima cosa che mi viene in mente è una mappa.


Una mappa che mi guida verso tre tesori che la rappresentano: la bellezza, l’inclusività e la sostenibilità con una componente comune, la cultura.


Questa mappa immaginaria ed immateriale viene racchiusa in un cerchio che la comprende, il ciclo di vita di un progetto.
Un progetto che può rappresentare un paesaggio multiforme costituito dalla terra, dal mare, da un fiume, un lago, dagli alberi, da qualche ponte e da tante città.
Queste rappresentazioni di mondi esterni sono in realtà, appunto, l’incarnazione di un viaggio senza limiti, e senza fine.

Eppure qualcuno potrebbe dire che tutto ha una fine, che niente è eterno e tutto finisce.
È un errore quindi dire che è un viaggio senza fine e senza limiti?
Un po’ si e un po’ no.


Un progetto invecchia, si logora, decade e poi rischia di morire come qualcosa di obsoleto, fastidioso, inutile, ma l’architettura, la vera architettura può fare miracoli, creare nuova vita all’oggetto di un progetto stanco e affaticato.


L’architettura ha avuto un’idea, ha guardato il progetto e ha detto “è un peccato lasciarlo morire, devo riciclarlo e recuperarlo per donarlo una seconda volta al mondo“.

È il compito di tutti noi, lavorare per un progetto realizzabile non solo per l’elaborato ma per la bellezza, per l’inclusività di un progetto che abbraccia tutta la comunità e per la cultura della sostenibilità, quella sostenibilità che consentirà di dare nuova vita ai materiali esausti di un edificio arrivato alla fine del proprio ciclo di vita, materie recuperate, rigenerate e riciclate.

Occorre però aggiornare le strategie attivando la ricerca della sostenibilità in tutti i percorsi che stiamo avviando.

Un eccellente caso studio

Nel quartiere di Buiksloterham ad Amsterdam troviamo un interessante esempio di economia circolare nato in un ex distretto industriale.
Partendo dall’idea che la sostenibilità non sia un fattore limitante, ma una risorsa ed un attivatore di sinergie e nuove soluzioni.

Buiksloterham, in un vecchio quartiere industriale a cinque minuti dal centro città con molte aree vuote, contaminate ed inquinate dagli anni di attività e sfruttamento improprio della zona, quasi privo di edifici monumentali, ritenuto un ottimo banco di prova per un nuovo tipo di città sostenibile e circolare.

Modello circolare applicato in alcune forme sperimentali di pianificazione urbana, ma anche un’opportunità di coinvolgimento di tutta la comunità.

Il dipartimento di sviluppo della città insieme ai costruttori locali, architetti e planner in collaborazione con gruppi di lavoro costituiti dai cittadini residenti, hanno iniziato a lavorare ad un progetto sperimentale di sviluppo urbano alternativo sostenibile ed inclusivo.

Area risultata contaminata ed inquinata, progetto inclusivo delle aspirazioni dei cittadini e della loro idea di città, con l’obbiettivo di raggiungere buone performance di qualità ambientale e biodiversità.

Un collettivo di imprenditori insieme alla comunità, un manifesto vivente dell’impegno comune per uno sviluppo circolare sostenibile.

Questa è la cultura dell’architettura che ci piace coltivare.

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