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Lo spazio pubblico e di prossimità.

Il video esplora l’idea dello spazio pubblico, di utilizzo, organizzazione spaziale, il suo ruolo nel tessuto insediativo, un tema ricorrente nel dibattito culturale attuale e le sue possibili e molteplici declinazioni come continuità, inclusione, accessibilità, finalizzate sulla riconversione di aree obsolete o marginali. Gli enunciati di amministratori (Livorno, Colle Val d’Elsa, Prato e Arezzo) raccolgono la testimonianza del sentire tali spazi come beni comuni e volano della governance come processo di rigenerazione urbana insieme a imprese e professionisti, dove gli investimenti sono indispensabili a incrementare maggiori servizi e valore urbano. Quale idea di spazio pubblico? Il centro, il quartiere, la strada. Il progetto di trasformazione urbana contemporanea porta ad affrontare il tema della prossimità. Accorciare le distanze spaziali e culturali delle risorse disponibili significa cercare la distanza minima di relazione, sia nello spazio che, in misura minore, nel tempo.

Il progetto del Pedibus ad Arezzo viene utilizzato come esempio e strumento investigativo per comprendere secondo V. Botta la “profondità di analisi compositiva raggiungibile durante un processo di reinvenzione” dei luoghi urbani. L’esperienza aretina non vuole essere un elogio alle buone pratiche, bensì descrive e connota un potenziale ideativo raggiungibile durante un processo di reinvenzione dei luoghi  che vanno oltre le azioni attuate dalla scuola. L’esperienza si concentra sulla definizione di un modello di utilizzo urbano di specifici ambienti come strade, parcheggi e parchi di quartieri “periferici”. Si basa sul contributo collettivo di associazioni, scuola e amministrazione, ognuna delle quali porta esperienze e conoscenze specifiche, affrontando la complessità attuale della città. Non solo si concentra sui materiali che compongono lo spazio, ma anche sulla definizione delle aree e delle funzioni che lo circondano che sono decisive nella creazione delle condizioni di vita di uno spazio pubblico. Questo si traduce in una progettualità sottile e agile, in cui si raggiunge l’obiettivo mediante risorse minime. Il progetto sperimenta l’importanza della prossimità nello spazio pubblico, che si declina in tre concetti fondamentali che costituiscono il risultato dell’esperienza per una possibile “città dei 15 minuti”:

– poli e connessioni partendo dai plessi scolastici, la scuola diventa il polo (edificio pubblico) di partenza, innescando l’idea di scuola 30 in analogia con le zone 30, come alternativa alle aree commerciali;

– l’appropriazione dell’idea da parte dei cittadini mediante il coinvolgimento diretto come un gioco (della comunità); 

– la replicabilità del progetto, anziché esportabilità del modello, promuovendo l’utilizzo all’interno del contesto territoriale della città, in cui sono stati seminati gli embrioni dell’idea.

Una rappresentazione del concetto di un confine/tracciato che unisce fisicamente e geograficamente più realtà, una sfida culturale, che intende trasformare l’esperienza in dotazioni del quartiere, creando infrastrutture stabili nella città.

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