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Progettazione generativa. Noi e l’Intelligenza Artificiale.

Sempre di più vediamo che i dati e la loro analisi entrano a far parte del progetto e della gestione del processo che coinvolge scelte urbanistiche ed architettoniche, al fine dell’ottimizzazione delle risorse.

L’Urbanistica e l’Architettura non sono più solo i codici che siamo stati abituati ad analizzare ed utilizzare per il processo creativo e per la normazione edilizia, ma i fattori ed i parametri che si devono gestire sono molteplici e riguardano tutto il processo che va dalle scelte progettuali, alla scelta dei sistemi costruttivi, alla scelta dei materiali, alle scelte di sviluppo del cantiere fino ad arrivare alla determinazione dei momenti di manutenzione ed al ciclo di vita di una Architettura.

Non si tratta quindi più di creare e basta ma di ottimizzare tutte le risorse per ottenere progetti che abbiano il minor impatto ambientale possibile.

Quella del progetto a varia scala del futuro prossimo sembra quindi essere una visione non più binaria ma fatta di dati, algoritmi e parametri che non rispettano più le leggi dell’alternanza dei soli numeri 0 e 1 ovvero.

L’intelligenza artificiale o quella che meglio conosciamo come AI, è il cuore funzionale di quella che potremmo chiamare una nuova terraformazione in cui i territori, le città, gli edifici e gli spazi pubblici, devono seguire nuove regole e devono affrontare coraggiose operazioni di trasformazione e rigenerazione dei patrimoni esistenti.

Perché l’analisi e l’utilizzo dei dati entrano a far parte dei parametri delle fasi progettuali? La risposta è semplice; per troppo tempo, a volte volontariamente e a volte inconsapevolmente, nelle scelte progettuali abbiamo lasciato qualcosa da parte perché ritenuto non fondamentale per lo sviluppo, non guardando al domani.

Non si tratta più di pensare gli strumenti di sviluppo del progetto come quando siamo passati dal “rotring” al “cad”

ma di ripensare completamente l’approccio al progetto considerando gli strumenti di progettazione avanzata ed i dati che si possono gestire per ottenere risultati incredibilmente performanti sia per la qualità della vita che per la riduzione dell’impatto ambientale, l’ottimizzazione delle risorse e la mitigazione del cambiamento climatico.

Utilizzare i dati e le “intelligenze artificiali” non significa mettere in secondo piano il ruolo del progettista, ma anzi valorizzarne le sue capacità di gestione e scelta, con più velocità e meno risorse: in un tempo brevissimo a partire dall’idea creativa si possono valutare decine di opzioni e scegliere quella più efficiente e rispondente ai requisiti della committenza da tutti i punti di vista.

Potremmo definire questa visione non binaria dell’Architettura come “progettazione generativa” in cui moltissime operazioni di computazione manuale saranno sostituire da processi di calcolo automatico che potranno essere monitorati e modificati per il monitoraggio del progetto e la riduzione dei rischi di errore.

Il settore delle costruzioni è responsabile del 39% di emissioni di anidride carbonica in atmosfera che si traduce in riscaldamento globale, del consumo del 36% di energia e di circa 2 metri quadri al secondo di spreco di suolo; tutti dati aggregati questi che non abbiamo l’abitudine di valutare per ognuno dei progetti che gestiamo senza quella “progettazione generativa” che ci consente di analizzare dati immessi e risultati ottenuti dalle scelte progettuali.

Un progetto efficiente da tutti i punti di vista è il futuro dei nostri territori, delle nostre città e delle nostre Architetture ed è tempo che i professionisti cambino approccio culturale al progetto e paradigma; questo non significa rinnegare la storia dell’Architettura sviluppata attraverso i codici ma scrivere quella storia dell’Architettura del futuro che rischia altrimenti di sparire lasciando spazio solo ad edifici di scarso interesse, ad altissimo impatto e destinati al fallimento del modello di sviluppo.

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