Il tema della rigenerazione urbana affascina oramai da anni tutti i professionisti del mondo dell’Architettura e delle costruzioni in tutto il mondo, in Europa in particolare e così anche nel nostro bellissimo paese ed è certamente un elemento di discussione, di dibattito, di ricerche, di formazione universitaria, di convegni, di leggi e proposte di legge passate, presenti e future.
Della rigenerazione urbana si mostrano sempre le buone pratiche, che sono in Italia ancora pochissime rispetto agli altri paesi, mentre non si parla quasi per niente dei grandi fallimenti e della effettiva possibilità di applicazione di questa fantastica opportunità che rimane bloccata nelle strettissime maglie di un sistema normativo nel campo dell’Urbanistica e dell’Edilizia che è assolutamente scoordinato, vecchio e privo di visione sulla potenzialità della rigenerazione dei territori e delle città.
Chi dice il contrario mente davanti all’evidenza dei fatti perché la rigenerazione urbana è una operazione di coraggio di investitori e Pubbliche Amministrazioni e di coraggio soprattutto in queste ultime se ne vede ben poco, non perché non abbiano la capacità intellettiva o di visione di una città del futuro diversa, ma perché l’apparato burocratico che le stringe le fa principalmente desistere soprattutto per l’insufficienza di avere a sistema soldi a disposizione per il rilancio; a questo si deve aggiungere che i tempi della programmazione e della pianificazione sono sempre troppo lunghi e non garantiscono la certezza del diritto all’intervento, elemento questo che non attrae i necessari capitali anche per le partnership pubblico-private.
Un gran polverone sulla rigenerazione urbana che di fatto potrebbe essere attuata spesso con un semplice Piano di Recupero della buona e vecchia legge 457/78 apparentemente scalzata da leggi in apparenza fortemente innovative a favore del recupero di intere porzioni di città; si ruota ancora oggi dopo anni ed anni attorno all’aumento del carico urbanistico, agli oneri di urbanizzazione dovuti o non dovuti ed altri mille ostacoli che sembrano insormontabili.
Senza una Legge seria e concreta sulla rigenerazione urbana che sia sovraordinata a livello nazionale a tutte le decine di leggi regionali sull’urbanistica ed alle centinaia di regolamenti urbanistici ed edilizi differenti per ogni Comune italiano, il rinnovamento delle città ormai vecchie, energivore e ad alto impatto ambientale non potrà mai capitare e le poche esperienze positive non sono sufficienti a dire che abbiamo trovato la via.
Senza una Legge sull’Architettura che porti il progetto di nuovo al centro della programmazione e senza la messa a sistema del Concorso di progettazione in due fasi sia per gli interventi Pubblici che privati, la rigenerazione non potrà decollare.
Eppure dietro alla rigenerazione urbana si potrebbe attivare quella spinta economica che farebbe bene al paese e che si porterebbe dietro una crescita sociale e culturale dei territori e delle città per uno sviluppo sostenibile adeguato ed assolutamente necessario.
Certo come professionisti del mondo dell’Architettura non dobbiamo demordere e dobbiamo essere promotori della rigenerazione urbana anche facendo vedere e rivedere le best practicies del nostro paese e del mondo intero se le nostre non sono sufficienti, perché se mettiamo insieme tutte queste briciole facciamo comunque una pagnotta.
Con questa riflessione, con la quale ho chiuso gli interventi sulla rivista Largo Duomo edita dall’Ordine degli Architetti PPC di Livorno essendone Presidente, come Presidente della neonata Sezione Toscana di InArch la riapro affinché il dibattito e la costruzione di un percorso verso la rigenerazione urbana, verso la qualità dell’Architettura e verso la centralità del Progetto rimanga vivo e sia utile alla misura della qualità della vita e dell’abitare. Creare la domanda di Architettura attraverso la Cultura è un obiettivo che non perderò mai di vista; non dovreste perderlo neanche voi.
A proposito di cose perse di vista … che fine ha fatto il Decreto Legge n.1131 della XVIII Legislatura dopo la bocciatura da parte della Ragioneria di Stato?